lunedì 16 dicembre 2013

L'immaginazione è una cosa seria

Nell'immaginario comune uno scienziato è un uomo privo di fantasia.
Niente di più lontano dal vero.
Gli scienziati sono uomini che con dei voli pindarici, spesso partendo da pochissimi mezzi ed indizi ,riescono ad “ immaginare “ il processo sotteso ad un fenomeno; la storia della scienza è costellata di figure così originali, sregolate, fantasiose, da essere paragonabili, senza fatica ai grandi protagonisti della storia dell'arte.
Un gruppo di sognatori, poco più che ventenni, con una determinazine e una tendenza all'idèe fix degne del buon Michelangelo sulla Cappella Sistina, hanno immaginato, senza vederlo, che il DNA avesse quella improbabile forma a “doppia elica” e avevano ragione.
Il salto di pensiero con cui Kary Mullis, surfista con la passione per l'LSD, ha ideato un metodo così semplice e perfetto come la PCR - metodo che ha spalancato la strada a tutte le nostre attuali conoscenze sul DNA - è paragonabile solo a Giotto, che inserisce la banale, semplice, perfetta prospettiva, dove prima non c'era, rivoluzionando l'intero mondo dell'arte occidentale.
Tutti questi uomini però, hanno in comune la scelta di assoggetarsi alle regole dello stesso metodo: il cosidetto metodo scientifico, il cui padre è , nientemeno, che un altro artista rivoluzionario del passato: Galileo Galilei.
Il metodo scientifico , secondo wikipedia, è la modalità tipica con cui la scienza procede per raggiungere una conoscenza della realtà oggettiva, affidabile, verificabile e condivisibile.
Su questo metodo è stata costruita la nostra cultura e, mi viene da dire, la nostra civiltà.
Il metodo scientifico non è il solo che si può usare: la medicina tradizionele cinese, per esempio, con cui si cura un buon miliardo di persone, è basata su principi diversi.
In molti credono all'oroscopo, che non utilizza un metodo scientifico.
Insomma: si possono scegliere metodi diversi, ma per comodità quello utilizzato dalla scienza ufficiale della civiltà occidentale è quello scientifico, e mi sembra che tutto sommato, abbia dato dei buoni risultati.

Quando si tratta di investigare l'uomo con questo metodo, la faccenda diventa complicata: primo perchè l'uomo è complicato, secondo perchè l'uomo non è ancora interamente conosciuto, terzo perchè abbiamo deciso che il sacrificio di vite umane in nome della scienza è vietato. (Una commissione di medici appositamente interpellata, scelse di rifiutare l'utilizzo e la validazione di qualsiasi risultato raggiunto dalle sperimentazioni umane dei nazisti, ritenendo che prestare la scienza ad una cosa così infame inficiasse qualsiasi beneficio ottenibile da quegli studi).

Valutare l'efficacia di una medicina, di una terapia, di un trattamento è un salto ad ostacoli per schivare i mille trabocchetti che noi stessi ci poniamo. Vi faccio qualche esempio:
1. il campione: se io volessi decidere qual'è il cibo preferito dagli italiani chiedendolo a 100 persone diverse, ma tutte emiliane, probabilmente nelle prime tre posizioni ci sarebbero le tagliatelle.
Quindi se, alla luce del mio studio, io proponessi ad un ragazzo siciliano un bel piatto di tagliatelle dicendo:"ti ho fatto il tuo piatto preferito!"  si farebbe una risata. Così, se scelgo di testare un farmaco solo su persone molto simili tra loro potrei non cogliere degli aspetti fondamentali del prodotto.
2 la numerosità campionaria: se come campione io prendessi solo la mia famiglia i cibi preferiti dagli italiani sarebbero nell'ordine: mozzarella, olive, uva passa e pomodori al riso.
Per dire che un farmaco ha effetto devo provarlo su abbastanza persone.
3. il cieco: fate la prova con vostra nonna ottantenne. Gli portate delle pillole di vitamine qualsiasi e gli dite he ve le ha date un vostro amico dottore, che sono un prodotto nuovo che fa benissimo per i reumatismi. Dopo due giorni chiedetele come va. Se siete stati abbastanza convincenti vi dirà che si sente proprio meglio! Se poi questo discorso glielo ha fatto il medico di fiducia, si sentirà benissimo.
Se il paziente viene indotto a credere che il farmaco avrà effetto, sentirà un miglioramento, anche se l'effetto non c'è stato. Si chiama effetto placebo, ed è la miglior prova del potere della nostra mente. Il nome scientifico è neuro-immuno-psico-endocrinologia.
4. Se io che faccio lo studio sono convinto, in buona fede o perchè mi pagano per esserlo, che quel farmaco funzionerà, sarò inconsciamente portato a stare più attento ai pazienti a cui lo somministro e meno a quelli che fanno i casi "controllo".
Ecco perchè in studi ben condotti nè il paziente nè il medico che somministra la cura sanno se stanno somministrando il farmaco o il placebo. Per questo si chiamano studi a doppio cieco
5. Quando io non rispondo al telefono a Giò, perchè sto facendo altro, dico: "mah...strano non mi è arrivata la telefonata!!!" e lui, che è uno scienziato, replica: "aspetta che provo a chiamarti...ecco: squilla, non dire cazzate..." .
Non importa se due scienziati in Ungheria sono riusciti a far volare gli asini intingendoli nel burro: o ci riescono tutti con lo stesso procedimento o non è scientificamente dimostrabile.
6. Randomizzazione: è come quando si fanno le squadre di calcetto e uno si sceglie i più forti. Ecco: non funziona così. Per fare uno studio serio i pazienti non te li puoi scegliere, devi prendere quelli che ti capitano.
7. Controllo:
-Ragazze attente: è scientificamente provato che 9 mesi dopo un rapporto sessuale ti vengono dei terribili dolore al basso ventre. è uno studio randomizzato in doppio cieco su un campione enorme: 1.000.000 di pazienti del reparto di ostetricia.
-Ah. ma hai provato con quelle che non sono rimaste incinta?
-Dici che dovevo?
Per dire che un farmaco ha un certo effetto bisogna dimostrare che chi non l'ha preso non ha quell'effetto.

Queste sono solo alcune, tra le più ovvie, delle trappole che ci si parano davanti quando dobbiamo decidere cosa dare ai nostri pazienti. Il processo di commercializzazione di un farmaco prevede un iter lungo e complesso che, se siete curiosi e dovreste esserlo, potete trovare qui.
Qualsiasi cosa vi propongano, dal metodo Stamina alla dieta Dukan, cercate di capire se è stata sottoposta a tutti i passaggi del metodo scientifico, se è validata da degli studi seri, se è stata testata e ripetutamente trovata solida in più centri, su quante persone è stata provata, se qualcuno viene pagato da chi lo produce.
Cercate insomma di porvi con un atteggiamento critico verso quello che, troppo spesso, ci viene propagato acriticamente sull'onda della nostra emotività. Solo così riuscirete, e neanche questo basta sempre, a non essere semplicemente consumatori, ma veri "utilizzatori" di tutto quello che impiegate sul corpo vostro e di quelli che amate.

Una nota a margine. Io credo che sia giusto che ognuno si curi come preferisce. Ma non credo sia nè giusto, nè possibile chiedere allo stato di ammettere, somministrare o finanziare trattamenti che non sono passati per le tappe che sono obbligatorie a tutte le molecole, che devono essere usate come "farmaci".




2 commenti:

VilCatto ha detto...

E tutto questo lasciando stare gli effetti collaterali, che nel caso del metodo scientifico applicato alla medicina sono a volte più importanti dell'effetto terapeutico (Talidomide docet).

Ma gli scienziati non sono mai star (tanto meno blogstar) mentre santoni, predicatori e profeti, purtroppo, si. E mi preoccupa che la magistratura si stia lasciando incantare da questi pifferai in nome di una presunta imparzialità che non si può chiedere (vorrei vedere come trovare uno scienziato imparziale da nominare come membro di una commissione d'indagine sull'astrologia...)

Propofol ha detto...

Grazie: volevo cercare di dare un'idea comprensibile dei nostri metodi, ma non mi sono accorta di aver tralasciato il fondamentale capitolo degli effetti collaterali. La tua precisazione era necessaria!
E sono d'accordo con te anche sul resto, questa continua "manipolazione" dell'informazione è un pericolo serissimo per tutti noi...